Le paccucce

Le “Paccucce” sono degli spicchi di mela e/o pera essiccati al sole o al forno e, conservati in barattoli di vetro ricoperti di mosto o vino cotto,questo modo di conservare le mele e/o le pere deriva da una vecchia consuetudine degli abitanti di Colmurano (MC), chiamati appunto “Paccuccià”.

Diversi autori, come Luigi Mannocchi o Giovanni Ginobili, nei loro scritti riportano l’origine di questo appellativo dato agli abitanti di Colmurano nei secoli scorsi; anche “L’Italia delle Conserve” pubblicato dal Touring Club (2004), guida enogastronomica cita questa ricetta  particolare di conservare le mele durante il periodo invernale.

La parola “paccùccia“ deriva dal longobardo “spahham, spaccare, cioè dividere in due o più parti l’intero.

Paccùccia, come riporta Giovanni Ginobili, nei Blasoni Popolari, è il diminutivo di pacca, quindi spicchio, detto particolarmente di mele, pere e simili da tenere in conserva.

Le paccùcce = spicchi di mele essiccati.

Scorrendo le testimonianze nel tempo si ha l’impressione che a Colmurano più che in altre zone si avesse la possibilità di conservare uno dei frutti preziosi dell’Eden, in quanto anticamente le mele e nello specifico la mela rosa era coltivata in modo abbondante nel territorio di Colmurano.

Quinto Orazio Flacco ( 65 a.C.) nella quarta e ottava satira oraziana, cita : “Quanto a sapore, le mele di Tivoli sono inferiori a quelle del Piceno, che però fanno più figura”.

Non solo Orazio ma anche altri autori latini citano la bontà delle mele presenti nel piceno e lungo tutto l’Appennino Marchigiano. Questo frutto dimenticato per molto tempo nella seconda metà del novecento, ora sta riscoprendo una nuova vita nei paesi dell’area preappenninica dei Monti Sibillini e precisamente nel territorio della Comunità Montana dei Monti Azzurri.

di Emilio Seri

  • Mele rosa dei Monti Azzurri

foto di Mario Lambertucci